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L'ATEX IN CARROZZERIA

Se ti sei occupato di valutare il rischio esplosione nelle carrozzerie, durante il sopralluogo ti sarai posto il problema di cosa cercare, perché, a dire il vero, sembra impossibile che in una carrozzeria possa manifestarsi un’esplosione.

Partiamo dall’inizio.

Il processo di verniciatura di una carrozzeria generalmente si articola in:

  • carteggio e preparazione veicoli
  • preparazione vernici;
  • verniciatura e cottura;
  • lavaggio pistole;
  • cottura.

Queste attività vengono realizzate in ambienti distinti:

  • carteggio e preparazione veicoli --> zona preparazione
  • preparazione vernici --> paint room (nome altisonante dato dai produttori di cabine) più spesso semplicemente “zona preparazione”
  • verniciatura e cottura --> cabina di verniciatura
  • lavaggio pistole --> solitamente l’attrezzatura che lava le pistole (e che provvede anche al recupero del solvente) è collocata in un localino adiacente alla paint room
  • la cottura avviene ad opera di un impianto di riscaldamento; se il riscaldamento è a gas, abbiamo anche una caldaia ed una seppur minima rete di distribuzione del gas

Quindi in generale abbiamo a che fare con le seguenti sostanze infiammabili:

  • polveri accumulate nella zona preparazione: si tratta di polveri che possono ossidarsi e quindi tendenzialmente esplodere, anche per la presenza di alluminio, materiale sempre più utilizzato anche nella carrozzeria; tuttavia, il fatto che si tratti di polveri derivanti dalla molatura fa pensare a materiale già in gran parte ossidato e comunque mischiato a materiale tendenzialmente inerte (la componente della vernice che resta incollata alla carrozzeria è inerte); dunque ci possiamo aspettare, tutt’al più, che si tratti di materiale poco reattivo;
  • vernici infiammabili: normalmente si danno due strati di vernice e solo lo strato di finitura è infiammabile (anche le tinte all’acqua lo sono); dunque:
    • durante la preparazione vernici i vapori contenuti nei barattoli si disperdono nell’ambiente;
    • nella fase di spruzzatura gran parte della vernice si incolla alla carrozzeria, ma una parte (non trascurabile) forma una nuvola infiammabile;
    • nella fase di cottura la componente infiammabile della vernice si libera nella cabina, dando luogo a miscele ATEX;
  • se poi abbiamo a che fare con una caldaia a metano, solitamente avremo un impianto che, una volta eseguito a regola d’arte e certificato, non crea problemi; ma non sono infrequenti situazioni in cui ancora si usano mezzi rudimentali, specialmente nei casi in cui le operazioni di verniciatura vengono eseguite non in una carrozzeria, ma come parte secondaria di un ciclo per la produzione di manufatti.

Cosa dobbiamo cercare, quindi:

  • polveri: osserviamo le quantità prodotte, il confinamento delle polveri e l’eventuale presenza di strati; cerchiamo soprattutto le parti più fini che tendenzialmente possiamo trovare sparse a maggiore distanza ed osserviamo se in queste aree sia presente una fonte di innesco potenzialmente efficace; l’impianto di aspirazione (se c’è) è una delle più frequenti criticità perché il confinamento delle polveri nell’impianto di aspirazione può portare a sovrapressioni pericolose;
  • paint box e cabina di verniciatura: le quantità di vapori in gioco non sono elevate e, a meno che non si tratti di carrozzerie molto strutturate, vengono prodotte solo una volta al giorno. In questo caso diventa critica la presenza dell’impianto di ventilazione perché un impianto sottodimensionato o con manutenzione carente, giustifica una classificazione più severa;
  • per quanto riguarda il forno, se abbiamo a che fare con impianti poco curati, con scarsa attenzione alla manutenzione, in particolare dei filtri, anche qui dobbiamo applicare un grado di emissione più severo. Nella zona verniciatura talvolta ci troviamo addirittura di fronte a impianti elettrici o attrezzature non certificate; quindi la presenza contemporanea di ATEX ed innesco efficace non è più trascurabile

Se


Antonio Fidelibus - esperto di ATEX

Con una profonda passione per i fenomeni fisici del fuoco e delle esplosioni ed un'esperienza pluridecennale nel settore dell'ATEX, Antonio Fidelibus sta contribuendo significativamente all'innovazione della sicurezza contro le esplosioni. Inventore del simulatore di esplosioni, ha messo a punto il metodo RPM, approccio speditivo al calcolo di sovrapressioni e radiazione termica. Nell'ambito di ATECOS srl è responsabile scientifico e si occupa di test di esplosioni, applicazioni del metodo RPM e divulgazione scientifica.